Università, FLC CGIL: con il governo Meloni tornano i tagli, Italia sempre più in basso in area OCSE

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Roma, 10 luglio – Dopo la lettura della bozza di decreto sui criteri di distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario delle università, i peggiori timori vengono tutti confermati.
Un taglio nominale di 200 milioni, ma sulle voci dell’anno precedente di ben 500 milioni, ci riporta velocemente alla peggiore stagione della spending review di tremontiana e brunettiana memoria. Il taglio, che inizierà a mettere in difficoltà molti atenei già da quest’anno, si riversa quasi tutto sulla quota di finanziamento storico che è quello che premette la sopravvivenza del sistema universitario e di molte sedi.

Un’operazione che conferma il nostro Paese ai livelli più bassi dell’area OCSE per finanziamento della formazione terziaria e che rende evidente il disegno di questo governo: creare un’università piccola e definanziata, per pochi che la frequentano e per pochi che ci lavorano, spesso in condizioni di sfruttamento. Per chi se lo potrà permettere sono a disposizione le università private e una vita da fuori sede con costi enormi e, per chi non può, c’è sempre a disposizione la formazione di serie B garantita dalle università telematiche.

Il taglio, assieme al preannunciato disegno di legge “sfruttamento” sulla riforma del preruolo per i ricercatori ipotizzato dalla commissione Bernini, svelano la vera natura delle politiche di questo esecutivo: tagli ai sistemi pubblici e sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori.

Particolarmente odiosa è la riduzione delle risorse per la valorizzazione del personale Tecnico Amministrativo e Bibliotecario previsto dalla legge di stabilità del 2022; quelle risorse conquistate dalla mobilitazione delle lavoratrici e dai lavoratori, dovevano servire a diminuire la grande differenza retributiva del personale universitario rispetto agli altri lavoratori pubblici. Ma il governo come un Robin Hood al contrario taglia i fondi per i più deboli, che hanno ormai salari da fame, mettendo poche risorse per il rinnovo del CCNL 22022-2024 determinando così una diminuzione del 10% del potere d’acquisto, mentre favorisce i privilegi di chi non paga o elude le tasse.

La FLC CGIL non si fermerà e continuerà la sua battaglia battaglia per una Università Pubblica accessibile a tutte e tutti e per la dignità di chi ci lavora.


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