Istat: resoconto dell’incontro del 23 luglio 2024 con il presidente Chelli

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Martedì 23 luglio 2024 si è svolto l’incontro tra Francesco Maria Chelli e le organizzazioni sindacali FLC CGIL, FSUR CISL, FGU Ricerca, SNALS-CONFSAL Ricerca e ANIEF Ricerca: il primo dopo la formalizzazione della nomina del presidente.

Il presidente ha mostrato alcune slide già utilizzate nell’incontro che aveva tenuto a giugno con i dirigenti, che sintetizzano le linee programmatiche del mandato, già illustrate nel corso dell’audizione in Parlamento in occasione della sua nomina.

Si tratta di impegni ancora molto generali, ai quali va data attuazione concreta. Su tutti i temi la FLC CGIL intende dare il suo contribuito, non solo per difendere e migliorare le condizioni di lavoro e retributive dei colleghi e delle colleghe, ma anche condividendo gli obiettivi enunciati, ovvero la conservazione e l’incremento della reputazione e dell’autorevolezza dell’Istituto Nazionale di Statistica. 

Il presidente ha chiesto ai sindacati di produrre specifiche note, individuando priorità e proponendo soluzioni, entro i primi di settembre, per poi incontrarsi nuovamente nella seconda metà del mese (il 17 è previsto il nuovo incontro con i capi servizio, mentre Chelli sta incontrando i direttori uno per uno in questi giorni).

Abbiamo quindi, nel nostro intervento, focalizzato molto sinteticamente l’attenzione sui temi di massima priorità dal nostro punto di vista.

  1. Valorizzazione professionale: fare crescere le retribuzioni di ricercatori e tecnologi

Nelle slide del presidente si legge che occorre garantire “il processo di valorizzazione professionale”. Ovviamente siamo d’accordo, a cominciare dalle procedure previste per quest’anno (art. 15 e art. 53) e a una regolarità garantita nel tempo.. Ma ci siamo concentrati su quello che è al momento il punto più critico. Il passaggio di molti colleghi dai livelli IV-VIII al III ha reso manifesta la contraddizione (che solo in parte è di sistema, mentre è molto una peculiarità dell’Istat) che colloca le retribuzioni di ricercatori e tecnologi a livelli decisamente più bassi rispetto al IV livello, ma anche al V e in prospettiva (grazie ai fondi destinati dalla legge di bilancio 2024) parificati a quelli di un VI livello.

L’indennità per oneri specifici va alzata, in tutti i modi possibili. Ci aspettiamo un tavolo dedicato ad approfondire le possibilità tecniche (e politiche) da mettere in campo, a settembre. Vanno messe in campo risorse ed azioni specifiche dedicate a risolvere questo problema.

Invieremo una nota dettagliata in merito.

Nella replica il presidente Chelli ha voluto affermare che questo tema gli è ben presente, ed è intenzione dell’amministrazione lavorare per risolverlo. Ci aspettiamo quindi l’individuazione di una strategia che porti a risultati concreti in un tempo relativamente breve.

  1. Reclutamento: non ricadere nella palude

Negli scorsi 2 anni sono arrivate finalmente all’Istat nuove risorse, senza però recuperare la grave diminuzione del periodo precedente. Anche iniziando a conteggiare dal 2016 (anno della “modernizzazione”), siamo sotto di oltre 300 lavoratrici e lavoratori. Sul punto il programma del presidente Chelli prevede di “assicurare un turn over adeguato e un incremento equilibrato del personale”. Ci auguriamo sia vero.  Il concorso da 100 posti al III livello, previsto da anni e ancora rinviato, certamente deve rimanere, ma occorre partire subito con un reclutamento massiccio, dopo una vera analisi dei fabbisogni, anche nei profili tecnico-amministrativi, ricordando che l’ultima ricognizione, compiuta da La Commare, è stata rifiutata negli esiti dal direttore del personale.

Anche su questo punto invieremo una nota dettagliata, ma ci aspettiamo un ragionamento nell’autunno, che faccia partire da subito procedure (rapide) di reclutamento, altrimenti ci troveremo nuovamente e rapidamente in situazioni di difficile gestione dell’ordinario. Un punto deve essere chiaro: non si deve riaprire una stagione di precariato. Anzi: sollecitiamo ancora una volta l’amministrazione ad attrezzarsi per assumere in ruolo entro l’anno gli attuali colleghi inquadrati con contratti a termine.

  1. Rilevatori 

L’ultimo cambio di appalto ha fatto emergere quanti problemi crei, non solo ai lavoratori coinvolti, il sistema di gare CONSIP per servizi che sono core per l’Istituto, come la rilevazione sul campo.

Bisogna anche qui sedersi intorno ad un tavolo e gradualmente cercare soluzioni, tecniche e politiche, che, con la necessaria prudenza, ma con un punto di arrivo ambizioso, possano invertire davvero la rotta in questo ambito. 

Ci siamo riproposti anche su questo punto di scrivere nel dettaglio, nel frattempo chiediamo al presidente di essere più direttamente presente nell’immediato, per evitare che la situazione attuale degeneri: già un numero importante di rilevatori “storici” non ha voluto firmare i contratti capestro proposti dalla ditta subentrante, con danni che potranno riscontrare nelle prossime settimane i settori dell’Istituto direttamente interessati.

  1. Rappresentanza scientifica

Abbiamo chiesto notizie sull’elezione del consigliere e ricordato che sarebbe necessario costituire anche il comitato scientifico, in attuazione della legge e del CCNL.

Il presidente e il direttore generale hanno risposto, ipotizzando come data per l’elezione il 25 settembre, consentendo solo la votazione in presenza e ricordando che su proposta dell’attuale consigliera eletta stavolta partecipa all’elettorato attivo tutto il personale (anche dei livelli IV-VIII).

Secondo il direttore generale entro fine settembre dovrebbero essere attivi i consiglieri nominati dal governo, mentre quello scelto dal COMSTAT potrebbe richiedere un po’ di tempo ulteriore.

Riteniamo che consentire il voto on line sarebbe una soluzione preferibile, più rapida e meno macchinosa nella trasmissione dei risultati. Già nel 2020 inoltre avevamo proposto il ballottaggio in caso di maggioranza solo relativa. Un giorno solo per le votazioni ci appare limitante.

  1. Lavoro a distanza e lavoro in presenza

Sul lavoro a distanza ci sono ancora ampi margini di miglioramento. Vanno concretizzati gli interventi che abbiamo concordato al tavolo di confronto, tutti in linea, apparentemente, anche con gli indirizzi politici recentemente espressi dal ministro Zangrillo.

In particolare vanno quindi iniziati davvero progetti di coworking.

Va ripensato da zero il progetto di desk sharing, dichiarando il fallimento della sperimentazione progettata da Ernst & Young, correlandolo con chiusure di sedi a lungo termine e reinvestimento sul personale dei risparmi (punto 1), garantendo la volontarietà dell’adesione e aumentando il lavoro a distanza per chi aderisce.

Il lavoro da remoto è un’opportunità che può essere utilizzata (in alternativa al lavoro agile) da tutto il personale, sulla base dell’effettiva preferenza dell’uno o dell’altro modo di lavoro a distanza.

Nell’immediato va trovata una soluzione per i “rientri obbligati” dei telelavoratori speciali, e per un allargamento del telelavoro speciale a chi ha figli sotto i 3 anni.

Su questi punti abbiamo già prodotto – anche unitariamente – documenti di ampio respiro e siamo pronti al confronto. Ma abbiamo detto al presidente una cosa chiaramente: per ragionare davvero di questi temi e per “perseguire il benessere lavorativo” (come si legge nelle slide) va garantito un lavoro in presenza “decente”. Ad oggi andare in ufficio diventa per i più una “punizione”, non solo per il tempo di trasferimento (la prospettiva del Giubileo il 2025 a Roma non promette in questo senso nulla di buono) fra mense e bar mancanti dal 2020, condizionatori rotti (per anni!), affitti che scadono e senza soluzioni in arrivo, lavori infiniti (come nella sede centrale), ecc. Ai tempi del presidente Giovannini, che per almeno un paio di anni rifiutò di vedere i sindacati (preferiva organizzare incontri diretti con il personale: poi si dovette ricredere), su un tema veniva direttamente lui ai tavoli: la gestione delle sedi dell’Istat. Vorremmo tornare a discuterne. Sono mesi che chiediamo un incontro alla DCAP, che ad oggi non è stato calendarizzato. Ci vuole invece regolarità nell’informativa e nella comunicazione sul tema delle sedi.

Il presidente e il direttore generale hanno assicurato che questo confronto verrà ripreso. Verificheremo.

  1. Eventuale riorganizzazione

Non riteniamo che riorganizzare nuovamente l’Istituto sia una priorità. Certamente ci sono molte storture che abbiamo denunciato della “riorganizzazione” del 2016 di Alleva, come anche aspetti critici delle due “mini-modernizzazioni” del periodo Blangiardo.

Ovviamente se si pensa a migliorare i modelli organizzativi siamo comunque pronti a un confronto serio e concreto, partendo da alcuni principi di fondo:

  • nessuna riorganizzazione può coprire il mancato ricambio di personale (vd. punto 2)

  • il coinvolgimento del personale nel processo (vd. punto 4): su questo ci rassicura almeno nelle intenzioni la parola “ascolto” presente nel documento del presidente

  • va pensato un vantaggio economico legato a una eventuale riorganizzazione (come accadde nel 2015-2016), magari concentrando le risorse soprattutto sul salario accessorio del III livello (vd. punto 1)

  • eliminare livelli gerarchici ci appare un fattore potenzialmente positivo, anche per accorciare la “filiera di produzione” (una delle criticità presenti nelle slide del presidente). Anche in questo caso i risparmi potrebbero essere indirizzati al personale (vd. punto 1)

  • siamo ovviamente favorevoli a inserire processi di reinternalizzazione (vd. punto 3) in eventuali riorganizzazioni.


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